Negli ultimi mesi si è parlato tanto di didattica a distanza (DAD) mettendo in luce gli aspetti negativi di un sistema a cui non eravamo stati preparati. La pandemia ci ha messi a dura prova e gli apparati scolastici e universitari ne hanno sicuramente risentito. Durante l’emergenza Covid-19 le Università italiane hanno comunque assicurato la loro continuità e sperimentato, se pur forzatamente, nuovi sistemi di formazione che nell’era dell’industria 4.0 potrebbero portare a nuove opportunità.
Alcune indagini nazionali svolte – come quella dell’Università di Torino: “La didattica a distanza durante l’emergenza Covid-19. Torino e le Università italiane a confronto”, promossa dal Centro “Luigi Bobbio” del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, in collaborazione con UNIRES, il centro interuniversitario di ricerca sui sistemi di istruzione superiore – hanno evidenziato come la didattica a distanza abbia portato non pochi benefici. Nello specifico, secondo l’indagine, sembra che la DAD abbia non solo avvantaggiato il flusso spazio-temporale diminuendo considerevolmente i ritardi e il tempo impiegato per raggiungere le sedi e le aule di interesse, ma anche accresciuto il numero di frequentanti alle lezioni (+22%).
“Nel periodo di lockdown l’università ha funzionato!”
E-learning: un modo nuovo di arricchire e completare la DAD
Video-lezioni, classi virtuali, materiali multimediali: i vantaggi della DAD sono quelli di riuscire ad eliminare le barriere fisiche e temporali. Agevolando forme interattive e collaborative di apprendimento, dà la possibilità di raggiungere le informazioni e le persone in maniera efficiente, flessibile ed economica.
«I dati del Ministero dell’Istruzione spiegano che circa 4 studenti su 5 sono stati raggiunti dai nuovi canali online» e sono stati molti i professionisti ad iscriversi ai webinar organizzati indipendentemente. Studi dimostrano come la modalità di insegnamento più efficace sia «quella blended, che combina sessioni in classe ad approfondimenti digitali». (Il Sole 24 ore).
Sembra, infatti, che poco più della metà dei professori intervistati voglia mantenere una forma mista della didattica, integrando le lezioni in presenza con delle attività online. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione gli strumenti necessari utili a consolidare delle “buone pratiche” innovative già presenti in molte delle facoltà europee. Un’altra buona percentuale di docenti ha dichiarato di aver maturato l’esigenza di una formazione mirata sui metodi e sulle tecniche di insegnamento per forme di didattica mista. La speranza è quella di valorizzare il potenziale della DAD che non si sostituisce però, alla didattica tradizionale, ma la completa e la valorizza.
Le risorse della didattica a distanza
Se è vero che ci possiamo considerare dei “nativi digitali” è altrettanto vero che non è da considerarsi affatto scontato l’essere in possesso delle competenze digitali richieste ed averne una buona padronanza.
La DAD ha infatti evidenziato le lacune nell’uso di strumenti informatici e aperto una sfida quasi forzata del loro utilizzo. Ha poi aumentato allo stesso tempo la fruizione di contenuti come Pillole, Ted e di altri contenitori informativi. La didattica a distanza ha permesso, inoltre, la semplificazione della partecipazione alle lezioni. Ha dato modo di sperimentare nuove forme comunicative pianificate, programmate e integrate, senza contare la possibilità di fruizione di lezioni asincrone che meglio si adattano ad una gestione più autonoma dei propri spazi e dei propri tempi.
Studiare ai tempi della DAD
Da un punto di vista cognitivo, lo studio durante la didattica a distanza, ha spesso messo in difficoltà gli studenti. Svegliarsi 5 minuti prima delle lezioni, passare la giornata a seguirle in pigiama e studiare tra il letto e il divano, ha sicuramente portato una certa comodità, ma allo stesso tempo ha spezzato la morning routine a cui eravamo abituati. Se da un lato c’è una maggiore libertà nella gestione degli spazi e dei propri tempi – che di certo aiuta a sviluppare un’autosufficienza differente seguita da più autostima – è altrettanto vero che in molti hanno perso quella motivazione che muoveva la voglia di stare per ore davanti ai libri.
È vero che la cadenza giornaliera che scandisce gli obiettivi influisce negativamente sul costo cognitivo in termini di applicazione verso lo studio – aumentando così il nostro livello di stress – ma allo stesso tempo produce un livello emotivo basato sul meccanismo di ricompensa che ci spinge a bruciare con costanza tutte le tappe giornaliere prefissate.
Ecco quindi alcuni consigli con una validità provata e scientifica per migliorare e facilitare la concentrazione durante le ore di studio. Secondo alcune ricerche realizzate ad Oxford è importante scegliere un ambiente luminoso e una postazione fissa dedicata esclusivamente allo studio che possa incidere positivamente sulla memoria viso-spaziale. Gli ambienti ordinati e puliti incentivano a “voler fare”, supportando così la motivazione.