Che cos’è il gender gap? In quale ambito lo troviamo, e soprattutto, quanto è importante parlarne?
Signore e signori, in questo articolo risponderemo a tutte le domande riguardo al divario tra generi.
Siete pronti ad arrabbiarvi? Cominciamo!
Che cos’è il Gender Gap
Quando parliamo di Gender Gap, ci riferiamo a un divario, una differenza di genere fra uomo e donna. Non parliamo, ovviamente, di una distinzione biologica, quanto piuttosto di differenze decisamente più complesse. Dall’università al lavoro, dalla vita sociale o privata alle più radicali (e ottuse) ideologie culturali. Prendiamo in esempio il divario di genere all’interno delle università e più precisamente nelle discipline STEM.
Divario di genere nelle discipline STEM
Per discipline STEM intendiamo materie di area scientifica: Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (e con loro, i relativi corsi di studio: informatica o economia, ad esempio). È un luogo comune considerare “strano” che una donna studi ingegneria, matematica o che comunque sia iscritta a una facoltà scientifiche: ma scaviamo più a fondo.
Se è vero che parliamo di un solo 17% di studentesse di discipline STEM, è anche vero che in ambito umanistico la percentuale maschile è ancora inferiore: uno studio sul gender gap nei corsi universitari stabilisce che la scarsa presenza maschile nel mondo dell’insegnamento derivi dal pregiudizio.
Il 47% degli studenti universitari ritengono che all’interno del proprio corso di studi ci sia uno squilibrio di genere: troppo maschile/troppo femminile.
Gender Gap Index
Vi è addirittura un sistema di parametri (chiamato Gender Gap Index) di cui si servono i Paesi di tutto il mondo, per valutare effettivamente quanto sia netta la differenza tra uomo e donna in un determinato territorio (dunque, possiamo dire parlando tra di noi e in maniera del tutto confidenziale che si tratta di un calcolatore di un Paese sia retrogrado che sessista). In questo sistema di parametri, di 156 Paesi di tutto mondo, l’Italia è al 63° posto (non è un buon risultato, ma se pensiamo al 130esimo posto della Turchia, considerando il gioco della sedia da cui è uscita sconfitta la Von der Leyen…).
Per analizzare queste diversità ci si basa sulla politica, sull’economia, la salute e l’educazione. Vediamo di cosa si parla.
Gender gap ed educazione: si nota il tasso di scolarizzazione, l’obbligo di frequenza scolastica, la disponibilità di percorsi di formazione superiore e di alta istruzione accessibili indipendentemente da questioni di genere.
Salute: parliamo in questo caso di aspettativa di vita, età media e opportunità di accedere a cure di base o a cure specialistiche.
Politica: per quanto riguarda il gender gap e la politica, vengono presi in considerazione principalmente il numero di donne che sono presenti in ambiti istituzionali o rappresentativi.
Divario salariale ed occupazionale
Avete notato o no che nel paragrafo precedente manca la voce economia? Beh, direi che la questione necessita di un momento specifico, un assolo di dolore.
La punta di diamante del degrado del gender gap è il gender pay gap, ovvero le differenze salariali fra uomo e donna.
Quando vostro zio alla cena di natale dirà che le differenze tra i salari non esistono, rispondetegli che: in Italia la differenza salariale tra donne e uomini nel settore privato è del 17,1%; chiaramente la differenza non è puramente economica, ma anche culturale. Per quanto riguarda la differenza media tra stipendi annuali di uomini e donne possiamo parlare di un 43,7%, e ci rifacciamo a dati di qualche anno fa, non al 1970.
In Italia, che lo ricordiamo è un Paese dell’Unione Europea, il 53% delle donne non lavora. In Italia le donne hanno il 37% di stipendio in meno e vengono pagate di meno per ogni ora di lavoro: nel complesso, parliamo di una differenza di salario annuale pari a 17.000 euro contro 31.000 euro.
Per quanto riguarda il livello occupazionale, possiamo sottolineare che si preferisce assumere un uomo ad una donna, o che ancora, si tende a non promuoverle, perché considerare non “adatte” al mondo del lavoro.
Quindi zio, leggi il giornale e accendi la tv.
La Commissione Europea ha parlato di diritto di conoscere i livelli retributivi dei lavoratori che svolgono lo stesso lavoro, obblighi di comunicazione del divario retributivo di genere per le grandi imprese e sanzioni per le violazioni della parità retributiva: questo per obbligare il mercato del lavoro ad una maggiore trasparenza.
Divario di genere nella Commissione Europea
Come abbiamo precedentemente detto, non basta essere un Presidente della Commissione Europea per farsi rispettare.
Non solo in Italia, ma anche in Europa vi è una netta differenza fra i salari: circa il 14% in meno. Ad ogni modo, seppur ancora in minoranza, ci sono molte più donne nella scena politica odierna: dei 27 membri della Commissione Europea, 12 sono donne. Senza contare, lo ripetiamo, il Presidente della Commissione, anch’essa donna.
Soluzioni
C’è chi dice che per superare il gender gap ci vorranno più di 200 anni e c’è chi trova la soluzione al problema lasciando più spazio alle donne in campo scientifico.
La realtà dei fatti è solo una, ci sono due problemi estremamente forti e correlati: il pregiudizio ed il non rispetto.
E questi, generano chiaramente disparità.
Per parlare di un cambiamento di salario, bisogna parlare di un cambiamento del mondo.
In una realtà che vede le donne come inaffidabili o sostituibili, disposte a tutto, anche a tacere e a subire pur di continuare a lavorare, in una realtà che percepisce l’uomo come un fallito se dedito all’educazione e alla cultura, possiamo dire che il problema è molto più profondo.
Dagli abusi, al temere una gravidanza, dalla derisione all’inettitudine.
Le competenze non sono un fatto di genere.
Il genere non ha ruolo.